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Tumore allo stomaco, con le nuove terapie sale la sopravvivenza

Oncologia Redazione DottNet | 30/05/2023 11:31

Passalacqua: "Il paziente va sostenuto e aiutato ad accettare la malattia e a trovare il coraggio per affrontarla, questo è l'obiettivo principale dell'assistenza psicosociale"

Il tumore allo stomaco resta uno dei più aggressivi e solo il 32% di chi ne è colpito sopravvive a 5 anni dalla diagnosi, ma l'introduzione di farmaci immunoterapici ha segnato un allungamento della vita libera da malattia per i pazienti. Chi sopravvive tuttavia deve fare i conti con continui controlli e ha bisogno di aiuto. A raccontare bisogni e diritti di questi malati è stato il Seminario Nazionale dedicato al tumore gastrico organizzato dall'associazione "Vivere senza stomaco si può". Solo in 4 casi su 10 il tumore allo stomaco riesce ad essere operato in maniera radicale ed avere quindi una speranza di guarigione. Anche per i gastroresecati però i problemi non mancano.

"Subire la resezione dello stomaco comporta numerosi adattamenti, fisici e psicologici: accettare la mancanza dell'organo, gestire la paura di recidive e quindi di morire, accettare la malnutrizione e alla perdita di peso - dichiara Claudia Santangelo, presidente di "Vivere senza stomaco si può" - per questo chiediamo che all'interno delle Unità multidisciplinari sia prevista la figura dello psiconcologo. Il sostegno psicologico è ormai ritenuto parte attiva e integrante delle cure dalla comunità scientifica".

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"Il paziente va sostenuto e aiutato ad accettare la malattia e a trovare il coraggio per affrontarla, questo è l'obiettivo principale dell'assistenza psicosociale", sottolinea Rodolfo Passalacqua, oncologo presso l'Ospedale di Cremona e Coordinatore delle linee guida Aiom per l'assistenza psicosociale dei malati oncologici.

"Tra i gastroresecati oltre il 45% - spiega Patrizia Pugliese, psiconcologa - soffre cambiamenti della sfera sessuale e più di un terzo chiede un intervento assistenziale. Purtroppo, a questa domanda non corrisponde una adeguata risposta". Questa figura dovrebbe essere inserita all'interno dei Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (Pdta) regionali ovvero strumenti con lo scopo di uniformare l'approccio clinico a questa patologia, "che purtroppo esistono ancora solo in 3 Regioni", conclude Santangelo.

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